DIARIO ESCURSIONI 2014
12 GENNAIO 2014 -
LIVORNO (trekking urbano)
Questo Gennaio dal clima novembrino e nell’occasione anche
con un bel sole, ha favorito una grande partecipazione a questa prima uscita del
2014. Infatti siamo in 60 e chi ha curato l’organizzazione dell’ uscita, ha
“lavorato” molto per dare un giusto cablaggio alla scaletta della giornata. Il
lungomare da Antignano verso nord è stata una sorpresa per molti in quanto lo
scenario ed il percorso pedonale lungo la bassa scogliera, è panoramico, verde e
con numerose calette. Ogni tanto cerchiamo di accorciare il gruppo sfilacciato
perchè in tanti trovano spunti per scattare foto. Oltrepassata la foce del
torrente Ardenza e la rotonda del parco Bartolini, costeggiamo la costa lungo il
Viale Italia, superando il Caprilli e incontrando le prime palazzine liberty,
alcune veramente curate e adornate di giardini rigogliosi. Piccola digressione
verso l’interno per raggiungere il prestigioso museo Fattori dove avevamo
programmato la visita. Intorno al museo un grande parco con piante secolari,
offre ulteriori piacevoli momenti. Velocemente arriviamo alla Darsena vecchia,
luogo d’appuntamento per l’imbarco sul battello per il giro dei fossi. Come
concordato con il comandante del battello, ci dividiamo in due gruppi di trenta
(massima capienza del battello) in modo che, mentre un gruppo naviga, l’altro fa
la pausa pranzo. Il giro dei fossi da una dimensione visiva e dei profili
totalmente diversa da quella alla quale siamo abituati e la spiegazione della
guida che ci supporta, arricchisce ogni particolare. La Venezia vista dai fossi,
così come il Pontino o la Fortezza nuova, assumono i connotati di una scoperta,
di un “ex novo” ricco di fascino.
Suggestivo il passaggio sotto Piazza della repubblica (vedi foto). Terminato il
giro dei fossi, percorriamo la Venezia verso gli Scali del Refugio arrivando
alla bellissima chiesa di Santa Caterina dove ascoltiamo le prove orchestrali di
una filarmonica. Il percorso è proseguito verso la Fortezza nuova e Piazza della
Repubblica. Superato il ponte di Piazza Cavour ed arrivati nella zona della
Chiesa Valdese, ci siamo diretti verso il vicino cimitero degli inglesi, ma
purtroppo abbiamo trovato il cancello chiuso ed abbiamo deciso di proseguire
verso Piazza Mascagni. Il ritorno verso le auto è proseguito ricalcando il
tracciato dell’andata mentre intanto la sera avanzava lenta, tiepida e con
leggere velature che sbiadivano il sole. Un saluto particolare agli
amici(Luciano ecc.)
che hanno organizzato questa bella giornata facendoci vedere un profilo di
Livorno nuovo e interessante. Percorsi ca 17 km.(P.M.)
26 GENNAIO 2014
- IL PADULE DI FUCECCHIO
Finalmente una mattina freddina, con tracce di brina nelle
rogge ed un sole deciso a farsi pienamente rispettare. Siamo in 45 e come
d’accordo, ci troviamo, dopo la partenza da Pontedera, al Ponte della Cavallaia,
poco prima della rampa per Massarella. Qui la portata dell’Usciana ci ha dato la
dimensione di come stia il Padule, cioè di come sia bello pieno. La verifica
fatta il giorno prima, sabato, ci aveva già indicato che il percorso “basso”,
quello vicinissimo all’acqua, era impraticabile, quindi è stata adottata una
variante sfruttando gli argini maestri, più alti e panoramici, ma più lontani
dal contesto. Trovare il giusto
rapporto tra acqua e percorribilità argini, non è facile ma
personalmente preferisco vedere il Padule pieno d’acqua a scapito di
altri fattori.
Superiamo l’argine del Golfo con i Casotti di Peccioli e quello di Metello
allagati, osservando come questo “chiaro” sia grande e interrotto solo da filari
di pioppi. Raggiungiamo la Tabaccaia del Piaggione, senza arrivare ai capanni di
caccia perché allagati; sarebbe stato un bell’osservatorio fotografico. Oltre il
Ponte dei Pallini, che scavalca il Pescia di Pescia, percorriamo uno stradello
che man mano che si avvicina al Casotto del Lillo, diventa striscia di terra
contornata d’acqua. Tanti i cacciatori di anatidi, ma poche le prede. Il Casotto
non è raggiungibile per i venti centimetri d’acqua che ricoprono il percorso
mentre ci balena per alcuni istanti
l’assurda idea di usare un barchino alla nostra portata. Breve digressione per
raggiungere il Porto Flavio ed iniziare il percorso lungo l’argine dei Taglietti
del Fabbroni. Lo stomaco ci consiglia di trovare un luogo buono per il pranzo e
lo troviamo sfruttando un taglio di pioppi le cui basi ci offrono comodi sedili.
Appena ripartiti, siamo accompagnati da una forte
ed improvvisa tramontana, fino alla zona della riserva integrale
Monaca-Righetti. Anche qui, piccole lame di terreno risultano sommerse ed il
proseguire alla ricerca di improbabili terre emerse, diventa solo pratica
d’avventura. Il luogo è bello, l’acqua è alta e le occasioni per foto non
mancano. Il ritorno avviene a ritroso con molte varianti e con il sole che offre
una luce che esalta l’azzurro dell’acqua e il bianco lontano delle Tre Potenze.
Percorsi ca. 16 km. (P.M.)
FOTO
percorso
video di Sergio Colombini:
https://www.youtube.com/watch?v=HXek0R-6rrM
16 FEBBRAIO 2014
- DA TORRE NUOVA ALLA BUCA DELLE FATE (GOLFO DI BARATTI)
La mattinata si è presentata con strisce di nuvole, foschia e con un vento di scirocco abbastanza teso. Dopo il viaggio verso il Promontorio di Piombino, ci ricompattiamo tutti al parcheggio della Torre vecchia di Rimigliano e dal numero delle auto capiamo che siamo in tanti, infatti siamo circa 50. Portate alcune auto a Baratti, che serviranno come navetta per il ritorno, iniziamo il percorso. Dopo il bel viale cipressato, che sale alla Villa De Stefano, troviamo un passaggio pedonale che ci filtra nella proprietà della villa e che in breve ci introduce alla collinetta prospiciente la scogliera. Il sentiero è vario e panoramico, alterna visioni campestri e passaggi sulla scogliera dalla quale abbiamo delle nuove prospettive su Populonia ed il Golfo di Baratti. Superata la Cala del Pozzino (antica fonte con abbeveratoio prospiciente il mare), il sentiero prosegue a mezza costa, ampio e comodo e raggiunge alcune bizzarre costruzioni in legno come la casa sospesa, adibita a foresteria del WWF e un’avveniristica villa postmoderna in pietra...., forse....in pietra (!?). Raggiunti i Villini di Baratti, percorriamo tutta la battigia del golfo, superiamo la chiesetta di San Cerbone ormai lambita dal mare ed arriviamo al ristorante Canessa da dove inizia il sentiero dei Cavalleggeri. La prima parte sale ripida con scaloni e presenta una grande scala maremmana che scavalca una recinzione, poi la pendenza si addolcisce. Dopo il fanale di Punta Pianacce la Via prosegue sul lato nord ovest della scogliera, in alcuni tratti quasi verticale, mentre alzando gli occhi si ha la vista inusuale di Populonia. Dopo il seno di Cala Buia, altra scalona maremmana e leggera discesa verso la Buca delle Fate. In ordine sparso, ci accomodiamo per il pranzo, cercando tra le rocce un riparo dalle refole impetuose che spazzano la Buca. Dopo il pranzo abbiamo formato due gruppi. Il primo, il più numeroso, ha risalito il vallone fino alla Sella del Reciso, il secondo ha percorso il sentiero per Cala San Quirico. I sassi della cala hanno accolto gli escursionisti in una splendida calma di vento e nel tepore ovattato che tonifica i sensi. Peccato, col senno di poi, avremmo potuto mangiare qui...! Poco dopo anche il secondo gruppo ha percorso la salita del Reciso (sentiero recentemente riqualificato e migliorato) per poi scendere verso Baratti lungo il sentiero dell’impluvio. Ci siamo ritrovati tutti al parcheggio dove avevamo lasciato le auto “navetta” per preparare il rientro alla Torre vecchia di Rimigliano. Dato che non era tardi, uno sparuto gruppo decide di raggiungere la Torre Vecchia, percorrendo il sentiero fatto all’andata. Una saluto particolare agli amici e alle amiche che per la prima volta hanno camminato insieme a noi. Percorsi ca. 13 km. (P.M.).
9 MARZO 2014
- DA PONTE A SIGNA A MALMANTILE + VILLA BELLOSGUARDO (fuori programma)
Buona partecipazione (26) a questa gita fuori programma, ideata all'ultimo minuto con l'amico Giovanni, vista la bellissima giornata. Un sole abbastanza caldo, anche se un po' offuscato da un insidioso vento di grecale, ci ha accompagnato per tutto il giorno. Il trekking cultural-escursionistico è iniziato a Ponte a Signa; siamo subito saliti alla chiesa romanica di S.Martino a Gangalandi dove Don Ventisette (si chiama proprio così...) ci ha illustrato la storia della chiesa e delle antiche famiglie del luogo. Siamo quindi saliti ulteriormente di quota e, raggiunto il crinale, abbiamo visitato l'eremo di Lecceto. Sosta poi a Malmantile dove abbiamo consumato il pranzo; un caldo sole ci avrebbe invogliato a restare lì per tutto il pomeriggio. Abbiamo quindi fatto una piccola deviazione per vedere il tabernacolo commemorativo eretto nel luogo dove San Zanobi incontrò S.Ambrogio. La giornata si è conclusa con la visita della Villa Bellosguardo, acquistata nel 1906 dal famoso tenore Enrico Caruso. La villa è circondata da un monumentale e scenografico parco e ospita al suo interno il Museo Caruso, contenente elementi della vita del cantante.
16 MARZO 2014 -
LE COLLINE DI LAJATICO E IL TEATRO DEL SILENZIO
Un’altra bella giornata ci ha steso il “green carpet“
per una bella escursione sulle
colline della nostra Valdera. A Lajatico troviamo facilmente il parcheggio per
le auto ed in breve ci raduniamo nella piazzetta principale del borgo, dove
volti conosciuti e non sono raffigurati
su saracinesche e finestre murate. Siamo in 48
e nell’aria si percepisce una buona energia. Scendiamo verso il Teatro
del Silenzio e guardando verso levante, notiamo la sottile foschia che rende
l’orizzonte opaco, ma non importa molto, l’mbiente è suggestivo ed il silenzio
un bene condiviso.
Il percorso è proseguito sulla costa collinare dei Pratacci, libera da alberi e
molto panoramica, raggiungendo in breve il Solatio di Serra d’Arca e l’omonimo
podere. Dopo un breve tratto d’asfalto abbiamo ripreso una strada bianca che ci
ha condotto al Podere Mandriola, degnamente ristrutturato ed oggi agriturismo di
alto target. L’ambiente è aperto e panoramico e la precoce primavera ed il sole
muovono i primi sentori. Una bellissima costa collinare ci porta ai solitari
ruderi del Podere Ragoncino, dove pranziamo godendoci il panorama, il caldo sole
e in pò di Vernaccia che Luciano,
quello che ha griffato il percorso, ci ha dispensato. Ripreso il sentiero ci è
accaduta una cosa particolare se non bizzarra. Risalendo lentamente la china del
Poggio ai Mattoni, tutti
rigorosamente in fila indiana, siamo stati intersecati dalla traiettoria di un
grosso capriolo il quale ha letteralmente sfiorato alcuni di noi, creando un pò
di scompiglio.
Ancora dei dolci saliscendi ci hanno avvicinato all’ultima salita di Quercia al
Santo che ci ha introdotto nell’ultimo segmento, ora asfaltato, che ci ha
riportato a Lajatico. Arrivati nella
piazzetta del borgo ci siamo diretti alla ex Cappella Gotti per la visita alla
mostra fotografica di “due dei nostri”, Nicoletta e Maurizio, concludendo la
giornata con un brindisi. Ca. 14 km. (P.M.)
30 MARZO 2014 - LA FERROVIA CARBONIFERA DI MONTEBAMBOLI
Oggi siamo in 24, la giornata è splendida ed assaporiamo I
toni primaverili della Maremma livornese grossetana. Lasciate le auto al Podere
Sant’Andrea prendiamo la traccia della vecchia ferrovia avviandoci verso la
valle del torrente Milia, valle selvaggia e solitaria che sembra uscita da un
libro di Carlo Cassola. Superato il Milia con un ponte a raso, posto di fianco
ai poderosi piloni del ponte ferroviario risalente al 1850, iniziamo un percorso
piacevole sul terrapieno della vecchia linea. Osserviamo le tracce silenziose ed
effimere dei piccoli manufatti del percorso ferrato, assaporando le scie
olfattive di agli selvaggi e del finocchietto ma, inutile dirlo, siamo tutti in
attesa del primo guado. Come si presenterà? Sarà profondo, ci saranno dei sassi
messi ad arte per un facile passaggio? No, di fianco ai resti del poderoso
ponte, il guado è di quelli seri e lo affrontiamo seriamente cercando la via
ideale per non bagnarsi. Alcuni si scalzano ed affrontano le acque tra l’altro
nemmeno tanto fredde, altri costruiscono un “passello” utilizzando grandi
pietre. L’acqua del torrente è bellissima e numerosi branchi di pesci scivolano
sincronizzati e incontrare la natura in questo modo ci piace. Al quinto ed
impegnativo guado, data l’ora, decidiamo di pranzare utilizzando i tiepidi raggi
del sole per asciugare il fondo dei pantaloni, gli scarponi ed altro.
Affrontiamo l’ultimo guado, questo facile, sul torrente Ritorto, avvicinandoci
alla zona mineraria di Montebamboli, non prima di aver fatto la visita ad
un’antica fonte, quella del Petrocchi. Arriviamo ai ruderi del villaggio
minerario di Montebamboli dove, con una certa difficoltà, riusciamo a trovare il
grande pozzo verticale da dove si estraeva la lignite, un ottimo carbon fossile
per le ferriere granducali. Utilizzando un bel sentiero nel bosco, saliamo verso
Montebamboli ammirando il panorama che man mano va delineandosi. Da una famiglia
di contadini, compriamo delle uova e scambiamo alcune parole sulle miniere
appena visitate riprendendo il cammino verso una fonte dove ci rinfreschiamo.
Dopo la foto del gruppo, fatta sugli scalini d’ingresso della villa di
Montebamboli, purtroppo mal tenuta, riprendiamo il cammino sulla stradina che
collega Massa Marittima a Suvereto a scarso flusso veicolare. Qui il paesaggio è
bellissimo, la campagna ben tenuta e il mare in lontananza innesca una
sensazione virtuosa che rende gli
ultimi chilometri leggeri. È stata una bella giornata vissuta nel cuore della
nostra amatissima Toscana. Ca. 19 km (P.M.)
6 APRILE 2014 - DA 4
STRADE DI LARI A MONTENERO
Seguendo un percorso costruito a tavolino da Paolo Morelli, 5 amici (Spartaco, Sauro, Giuliana, Paolo Berti e Marcello), hanno provato a effettuare questo grande tragitto fino al Santuario di Montenero. Si è trattato di percorrere ben 40 km ! Fino ad oggi, nelle varie escursioni, mai si è raggiunta una percorrenza del genere e questa prova è anche servita per saggiare il grado di resistenza. Si deve dire che è andato tutto bene, forse anche perché animati da grande determinazione, cosa che da sola ha costituito probabilmente il 50% della possibilità di arrivare a destinazione. Partiti di buon'ora (alle 7) e con una notevole velocità media iniziale, circa 5,1 km/h., che poi ovviamente è andata via via scemando(media totale in movimento 4,7 km/h.), abbiamo attraversato campi, vigneti, fattorie, piccoli centri abitati, tra l'altro scoprendo una serie di piccoli luoghi sconosciuti e fuori dai soliti percorsi. Da Le Lame a Ceppaiano, poi a Collesalvetti e quindi a Parrana San Martino; da qui grande attraversamento delle colline boscose poste alle spalle di Montenero, sempre seguendo la traccia GPS, con arrivo alle ore 19. Non sono mancati alcuni momenti di suspense: dapprima si è trattato di attraversare due piccoli ma insidiosi torrentelli, poi il torrente Tavola, più grande ma fortunatamente fornito di due longherine in ferro appoggiate sugli argini a 50 cm di distanza l'una dall'altra (sembrava di essere equilibristi!). Infine, poco dopo Collesalvetti, alla fine di un bosco, siamo rimasti rinchiusi tra due cancelli abusivamente piazzati su uno stradello; e qui abbiamo dovuto scavalcare un cancello, alto ben 180 cm. per raccordarsi al percorso previsto. Per il resto non vi sono state difficoltà particolari: il cibo e le barrette energetiche portate in abbondanza si sono rivelati sufficienti al fabbisogno di energia. Nel complesso, una bella sfacchinata!
13 APRILE 2014 - L'ALTA VALLE DEL CARFALO (MONTAIONE)
Alla rotatoria di Peccioli ci ritroviamo in tanti, siamo
infatti 44 con la partecipazione anche degli amici di “La Borra Trekking”
capitanati da Daniele. Al piccolo parcheggio dell’azienda agrituristica La
Casina, riusciamo a far entrare tutte le auto e, dopo un breve preambolo
introduttivo all’A.N.P.I.L. Alta valle del torrente Carfalo, iniziamo il
percorso. Superato il tratto chiamato del “bosco ameno”, composto da alberi ad
alto fusto, scendiamo verso il punto dove guadiamo per la prima volta il Carfalo.
Qui sappiamo dell’ esistenza di una stazione relitta di Acquilegia Alpina, che
troviamo, ma che purtroppo non ha ancora aperto i petali. Arriviamo verso il
pianoro che precede la ripida scarpata che scende nel profondo vallone del
Carfalo incontrando subito il Grande Faggio. Più in basso il bosco
misto vede la presenza predominante del faggio con l’associazione di
numerosi tassi. Ed incredibile trovare qui a 250 metri sul mare, una colonia di
alberi montani relitti dell’ultima glaciazione, anzi no..., è spettacolare.
Nella parte bassa del vallone, quella più fredda e umida, facciamo l’incontro
con la salamandrina dagli occhiali, la quale ruba per alcuni minuti l’interesse
di tutti. Dopo la bizzarra “quercia della merenda”, scendiamo ancor di più
nell’abisso andando a trovare il “tasso monumentale”, grande patriarca vecchio
di 500 anni abbarbicato sullo strapiombo. Per tornare in quota utilizziamo un
sentiero che prevede scalini e corde corrimano. Piccola sosta alla fonte del
Tasso, posta in posizione quasi assurda ma affascinante. Ancora piccoli
saliscendi, scaloni e corrimano, precedono la discesa verso il Carfalo che
raggiungiamo e dove troviamo dopo due piccoli guadi, l’unico pianoro allestito
con tavoloni e panche (vecchia carbonaia). Dopo il pranzo iniziamo la parte più
spettacolare del percorso, le “ Anse del Carfalo”. Ci accolgono pareti dirupate,
scavate dal torrente in modo elegante e ingentilite da una vegetazione
rigogliosa, regalandoci quei momenti
di bellezza selvaggia e antica. che solo l’ingegno della natura offre. L’ultimo
guado ci porta alla ripidissima salita dell’acqua gassata, fatta di scaloni e
corde ma che ricompensa l’escursionista offrendogli una bevuta di acqua che sa
leggermente di ferro ed è frizzante. Un ultimo segmento magico, solitario e
selvaggio che ripaga con gli interessi. Tornati alla vecchia carbonaia iniziamo
la salita nel bosco verso l’azienda agrituristica La Casina, dove avevamo
parcheggiato. Raggiunta l’azienda,
visitiamo la cantina comprando vino rosso, bianco, vinsanto e olio, terminando
l’escursione tra rade gocce di piogge. Un plauso al Comune di Montaione per
l’organizzazione della sentieristica.
(P.M.)
25 APRILE 2014
- S. ANNA DI STAZZEMA
È stato per il nostro gruppo il primo 25 Aprile escursionistico e non a caso abbiamo scelto di condividerlo in un luogo simbolo come S.Anna di Stazzema, proprio nel suo 70° anniversario. Siamo un bel gruppo composto da 45 escursionisti, tra cui gli amici di La Borra Trekking e tre cagnolini. Trovato posto nel grande parcheggio prospicente la chiesa di S.Anna, iniziamo a percorrere in leggera salita il sent. 4 per Sennari incontrando un nucleo di case dove è stato compiuto uno dei tanti eccidi. I cartelli illustrativi posti nel luogo della strage, acuiscono le sensazioni e, per quanto si conoscano gli accadimenti, la rabbia e il dolore si rinnovano. Il sentiero verso la Focetta di Farnocchia è molto bello, antico e ben tenuto, in più ha fatto capolino il sole. Alla Focetta, dalla quale si ha una bella vista sulla Pania e Forato, facciamo una piccola pausa prima di affrontare la discesa verso Farnocchia. Giunti nei pressi del borgo, Giorgio effettua un blitz alimentare nell’unica attività trovata, per poi velocemente raggiungere il gruppo che intanto aveva ripreso il sentiero per la Foce di S.Anna. Superati I ruderi di casa Castagno, la pendenza decresce ed il bosco diventa bella faggeta. Prima delle tecchie che precedono la palestra d’arrampicata, riusciamo a trovare delle splendide giunchiglie. Arrivati alla Foce ci prepariamo ad una sorta di bivacco dove compariranno svariate tipologie di derrate alimentari, dolci, vini e grappe. La discesa verso il Sacrario è piacevole ed il gruppo si sfilaccia un pò ma si ricompatta nel prato del sacrario, dove troviamo molte persone giunte dal sentiero lastricato proveniente dalla Chiesa. Il luogo è molto bello e carico di suggestione e solo gli ottoni della fanfara degli alpini, riempiono di note e di rumore la valle. La nostra escursione finisce qui, ci disperdiamo a gruppi o singolarmente tra la Piazza della Chiesa, il museo della resistenza, i vari cippi, le effigi e i ricordi. Ognuno di noi porterà a casa un frammento di questa giornata, un immagine ma soprattutto la memoria di quel che accadde. (P.M.)
1 MAGGIO 2014 - LE DOLOMITI DI ARGILLA
Torniamo dopo 7 anni in questo particolarissimo angolo di Toscana. Siamo in 15 (per fortuna non in molti per i motivi che vedremo in seguito). La mattinata si presenta, come da previsioni, abbastanza buona, dopo un mercoledì tipicamente primaverile con piogge e schiarite continue. Purtroppo ci accorgiamo subito che ieri la pioggia deve essere caduta in maniera abbondante in quanto il terreno, oltre a essere coperto da un'erba molto alta, è estremamente fangoso. Lasciate le auto nei pressi del podere Bucinali affrontiamo la prima salita che ci porta sul crinale. Qui ci inzuppiamo in maniera abnorme; l'erba è bagnatissima e gli scarponi ben presto sembrano "ciaspole" tanto è il fango che ci si appiccica e li rende più larghi...(solo Filippo aveva le scarpe pulite e non si è capito come abbia fatto, forse "svolazzava" senza toccare terra...) Ma questo è nulla in confronto a quanto ci è capitato dopo poco. Seguendo il percorso prestabilito (e che non aveva creato problemi nel trekking precedente) dovevamo superare un piccolo stagno e giungere a due bei pinnacoli di argilla. Purtroppo dopo lo stagno non siamo riusciti a trovare nessun passaggio, i rovi e gli arbusti avevano chiuso ogni strada, l'erba ci bagnava fino all'inguine; inoltre un grosso serpente (o biacco) è scivolato silenzioso lungo l'acquitrino. Dopo aver cercato a lungo di passare ci siamo dovuti arrendere e modificare il nostro tragitto. Per fortuna la cartina e il GPS ci hanno aiutato a ritrovare la retta via. Abbiamo deviato per il borghetto di Treggiaia, siamo quindi discesi in loc. Steccata ritrovando il sentiero 51 che percorre ad anello la zona delle cosiddette "dolomiti". Queste si ergono maestose in mezzo alla campagna fornendo anche a coloro che le vedevano per la prima volta uno spettacolo veramente imponente. Siamo quindi saliti a Castelfranco di Sopra dove abbiamo consumato il pranzo presso la Badia di Saffena; breve visita della parte storica del paese (interessante con la disposizione simmetrica delle case e delle stradine). Ridiscesi a valle, sempre intorno alle balze, abbiamo incrociato nuovamente il sentiero che poi ci ha portato a Piantravigne, dove un lavatoio posto provvidenzialmente alla fine della salita, ci ha permesso di pulire un po' le nostre scarpe infangate e di ripulirci anche dal sudore.... Interessante e un po' avventurosa escursione. ca. 16,5 km.
4 MAGGIO 2014 - DA
PONSACCO A VOLTERRA
Ormai gasati dal lungo trekking a Montenero del 6 aprile, i soliti 5 (con l'aggiunta di Andrea) hanno provato (con successo) a raggiungere Volterra partendo da Ponsacco. Sempre con l'ausilio della cartografia preparata dal "grande" Paolo Morelli, è stato possibile effettuare il lungo percorso. La partenza è avvenuta alla rotatoria prospiciente la tenuta di Camugliano. Seguendo il crinale siamo arrivati a Capannoli, poi la zona ind.le di Peccioli; da qui, costeggiando l'Era, siamo saliti a Fabbrica, poi ridiscesi verso la valle dell'Era nei pressi di Ospedaletto e da qui, per grande crinale, sino a Volterra, giungendovi dalla strada della Bacchettona. La lunghezza totale è stata di circa 44 km. Rispetto alla precedente (Montenero) il percorso è stato sicuramente più interessante e panoramico. La campagna ha offerto cento sfumature diverse di verde, gli immensi campi coltivati, i piccoli boschetti e, soprattutto, la bellissima giornata post-pioggia con l'aria tersa e un piacevole vento di tramontana. Un cerbiatto, una lepre e numerosi fagiani hanno allietato il tragitto. Fortunatamente stavolta non vi sono stati ostacoli particolari tipo torrenti da guadare o cancellate da scavalcare, solamente l'attraversamento di un campo di grano per ricongiungersi con un sentiero. Partenza alle ore 7 arrivo alle 19,15. La giornata si è doverosamente conclusa con un bel piatto di pasta in una trattoria tipica di Volterra
FOTO
percorso
11 MAGGIO 2014 -
LA VIA FRANCIGENA DA GAMBASSI A CELLOLE
Ci ritroviamo tutti alla bella Pieve di Santa Maria a Chianni di Gambassi, dove abbiamo incontrato Luciano, organizzatore della logistica e Michela, la nostra capogita. Siamo in 40 più Trilli e Luna, abituali e discrete amiche a quattro zampe. Michela ci ha raccontato a grandi linee la storia della Pieve fornendoci dettagli e curiosità mentre da un sopraggiunto pullman, sono arrivati altrettanti escursionisti del CAI Livorno. La fusione dei due gruppi ha creato una curiosa contaminazione dalla quale, non avendo cani pastore, non è stato facile ricomporre le relative greggi. Lasciata Gambassi, il contatto diretto con la campagna, che qui diventa giardino, è immediato e coinvolgente. Vivere questa dimensione è una fortunata opportunità, è bellezza e consapevolezza di quello che rappresenta la nostra terra. Abbiamo incontrato anche un gruppo di tedeschi che da cinque anni stanno ripercorrendo la Via Francigena avendo iniziato il cammino da Canterbury. Superato il Ponte del Mulino della Madonna, il sentiero ci ha riportato sulla costa collinare dove abbiamo incontrato i bellissimi cascinali ristrutturati della Torre e di Casa al Piano, arrivando al Santuario di Pancole dove delle giovani suore, affabili e loquaci, ci hanno accolto. Visitato il Santuario, singolare nella sua struttura in quanto sottopassato da una strada, siamo ripartiti alla volta della Pieve di Cellole, dividendo un’erta d’asfalto lunga circa un chilometro, con ciclisti in debito d’ossigeno. Il tratto finale che precede la Pieve è fantastico perché attraversa il borgo ristrutturato di Collemucioli, ricco di eleganti architetture, per poi offrire una bellissima vista sulle torri di San Gimignano. Pausa pranzo nel prato prossimo alla Pieve di Cellole. Dopo pranzo, il referente della Comunità di Bose, che gestisce la foresteria della Pieve, ci ha raccontato la storia del complesso facendoci oltremodo apprezzare la profonda bellezza del luogo. Il nostro percorso si è diretto a ritroso per Pancole per poi deviare verso la Villa del Monte dove il gestore della dimora, “ingaggiato” da Michela, ci ha aperto il cancello per la visita. Complesso grandioso posto in un contesto altrettanto grandioso..., non ci sono parole. Raggiunta Badia a Elmi siamo stati ospitati a casa di Michela, la quale aveva preparato un rinfresco. Schiacciata con mortadella, salatini, dolci vari con passaggi graditissimi di Falanghina del Sannio e di frizzantino dell’Oltrepò. In pochi minuti abbiamo reso omaggio facendo “tabula rasa” lasciando soltanto poche briciole e vetro da riciclare. Un sincero grazie a Michela per la squisita ospitalità, altrettanti ringraziamenti vanno Luciano per questa bella giornata.
25 MAGGIO 2014
- I BORGHI PERDUTI DELLE TURRITE (ANELLO DEL MONTE FREDDONE)
È stata una bellissima giornata, ricca di spunti ambientali, di vecchie architetture montane e caratterizzata da un elevato consumo di liquido sinoviale..., chiedetelo alle nostre ginocchia. Siamo in 20, un gruppo giusto, giusto per una gestione ed una progressione facilmente gestibile. Dalla Cava Romana prendiamo il sent. 128 del Gerbassoio, bosco di faggi posto sul versante nord del Monte Freddone. Tagliato il filo della cresta orientale del Freddone, rocciosa e elegantemente “sfasciata” tra i grandi faggi, scendiamo verso il pianoro del Robbio, dove si trova il rifugio omonimo. Superiamo un canale con rocce molto scivolose e risaliamo un impluvio dove la traccia è labile. Finalmente raggiungiamo lo scalino che ci immette nel pianoro di Puntato e restiamo affascinati dal bellissimo viale nel quale un duplice filare di faggi offre la visione dell’arcadia. Raggiungiamo la Chiesa di Puntato e anche qui altre sensazioni bucoliche. Il posto è molto bello e inviterebbe alla riflessione, ma lo stomaco però brontola e ci ordina di raggiungere Col di Favilla quanto prima per il pranzo. Tramite un bel sentiero, tra ponticelli, ruscelli e tanta ombra, raggiungiamo Col di Favilla. C’è molta gente, alcuni sono i proprietari delle casette ristrutturate e dietro la Chiesa altre persone si stavano organizzando per il pranzo con tavoloni, sedie, filoni di pane, vino, ecc. Peccato che alcuni di loro abbiano posteggiato i pick up, davanti la chiesetta. Dopo pranzo ripartiamo spediti facendo ritorno a Puntato per raggiungere, dopo aver superato Puntato alto, la zona della torbiera di Fociomboli. Il pianoro della torbiera è molto fiorito e, con l’aiuto di un fotografo, riusciamo a individuare la rara “pinguicola apuana”. La salita di Fociomboli ha frammentato il gruppo e la sua ricomposizione richiede un pò di tempo. La discesa verso Campanice, nel suo primo segmento, è difficile. Terreno ripido, rami, tronchi, pietre e foglie, ci sollecitano le gambe, le caviglie e le ginocchia, inoltre inizia a farsi sentire in alcuni di noi anche la fatica. Campanice, con i prati pulitissimi e colorati da numerose fioriture, ci ha accolto nel modo migliore e la semplicità e la bellezza del piccolo campanile, ha offerto lo spunto per numerosi “click”. Il sentiero ci ha portato nel fondovalle dove il torrente di Campanice ha creato pozze e piccole marmitte. Ci siamo quasi, le macchine sono a un chilometro e l’ultimo tratto d’asfalto lo utilizziamo come terapia defaticante per ginocchia e caviglie. Ca. 15 km.(P.M.)
7 GIUGNO 2014 -
PICCOLA FESTA DEL 25.mo ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DEL GRUPPO TREKKING
Ci siamo ritrovati in 34 presso l'agriturismo/ristorante "La Sorgente". Dopo
aver effettuato un breve tour sulle colline circostanti, tra Santo Pietro
Belvedere e Capannoli, abbiamo consumato un "aperi-pranzo" a buffet. La giornata
è stata molto calda, proprio oggi sembra iniziata l'estate vera e propria e il
piccolo trekking si è in effetti rivelato un po' faticoso, visto che non siamo
ancora abituati alla calura estiva.
Video di Sergio Colombini:
https://www.youtube.com/watch?v=Ywgnisj3II8
8 GIUGNO 2014 - IL MONTE SUMBRA
Il Sumbra non è solo una montagna, o una “penna”, come
molti la chiamano, il Sumbra è una forma quasi metafisica per raccontare le
Apuane. Bella, elegante, lontana,, la Penna di Sumbra ci ha visti in ogni
stagione, ci ha accompagnato e qualche volta ci ha censurato. Oggi siamo in 11,
come una squadra di calcio e come tale ci comportiamo. Al Tribbio ci ha accolto
Piero con una bellissima torta garfagnina carica di bontà e di calorie,
propedeutiche agli impegni richiesti. Saliamo usando la pista forestale per poi
passare, una volta ben rodati, al sentiero 145, più ripido e diretto. Al
Tavolino incontriamo escursionisti che arrivano dalle Capanne di Careggine,
infastiditi da nuvole di mosche. È vero, poche volte abbiamo incontrato nuvole
di mosche come oggi, ma questi insetti, chiamate dai garfagnini “mosche
merdaiole”, compaiono quando gruppi di capre si spostano in altura. Il sentiero
diventa roccioso, supera eleganti massi, aggira spuntoni, tenendosi sul versante
di Vagli. Alcuni di noi (Filippo, Agnese, Spartaco, Marcello, Fabrizio e Paolo
Berti) seguono il filo roccioso della cresta affrontando momenti emozionanti. La
vetta del Sumbra ci accoglie alla spicciolata in condizioni atmosferiche ideali
e il caldo si fa sentire in modo pudico e misurato. Mentre consumiamo il pranzo,
ci raggiungono decine di escursionisti e in breve la popolazione della vetta
triplica. È un bel momento che si arricchisce di misticismo quando un gruppo di
escursionisti fiorentini, disposti in cerchio, tributano un ricordo ad un amico
scomparso. E vero, la vetta di una montagna rappresenta un arrivo, una meta, ma
anche il luogo da dove comunque ripartire. La discesa è ordinata e tranquilla.
Purtroppo Fabrizio perde i suoi occhiali e nonostante le ricerche non riusciamo
a ritrovarli. Lasciamo dei biglietti informativi lungo il sentiero per gli
escursionisti con il cellulare di
Fabrizio sperando di poter ricevere buone notizie. Arrivati al Tribbio, dopo una
rinfrescata alla fontana del faggio, ci concediamo una bevuta ed un caffè
consapevoli di aver trascorso una bellissima giornata.
(P.M.)
5/6 LUGLIO 2014 - CASTELLUCCIO
DI NORCIA E I MONTI SIBILLINI
Stupenda avventura...., I Sibillini ci hanno offerto il
loro lato più bello. Abbiamo avuto fortuna, il “carpe diem” cercato, voluto e
sperato, si è concretizzato nei milioni di fiori colorati che ci hanno accolto
all’arrivo a Castelluccio Norcia. Il tam tam sulla straordinaria fioritura ha
fatto convergere nell’ altopiano una marea di gente che ha creato un certo caos,
però è bastato allontanarsi un pò per ritrovare
normalità, fiori, colori e silenzio. Al Rifugio
Albergo La Baita abbiamo sistemato zaini e valigie dirigendoci poi con il nostro
pullman verso Forca Canapine. Dalla Forca abbiamo preso il Sentiero Italia
(direzione Sud) per raggiungere I Pantani di Accumoli, posti sul confine tra
Umbria, Marche e Lazio. Siamo a 1650 metri di quota, davanti ai Monti della Laga
e le praterie di alta quota sono ricche di fiori, mucche e mandrie di cavalli
bradi. In breve abbiamo raggiunto i Pantani che non sono altro che alcuni
laghetti posti in una bellissima conca dove pascolano molti animali. Dopo le
foto di rito, siamo tornati alla Forca accompagnati da un gruppo trekking di
Cesena con sei asini al seguito. A Castelluccio abbiamo trovato
ancora moltissimi turisti ma un benefico scroscio
di pioggia, ha diradato la presenza umana lasciandoci un contesto migliore per
fotografare lo spettacolo della fioritura. Al rifugio, poco prima di cena, ci
sistemiamo nella saletta di svago, dove troviamo
poltrone,
tv, biblioteca, cartine ed altro. Intanto, ci hanno raggiunto con il loro camper
Mariagrazia e Giampiero con Luna e Trilli per cenare insieme. La cena è stata
veramente all’altezza per qualità e abbondanza e la stanchezza è sembrata
scivolar via. La mattina dopo, la prima ad alzarsi è stata Nicoletta che verso
le 5.30 è andata a Castelluccio per alcuni scatti mattutini, mentre il gruppo si
è preparato per la colazione definendo luoghi ed orari, perchè si sono
costituiti due gruppi, uno per il trekking nella piana fiorita, l’altro per la
salita al Vettore. Il sottoscritto, facendo parte degli undici per il Vettore,
si scusa per non poter descrivere le emozioni, i particolari e la bellezza del
trekking degli amici che hanno percorso il Piano Grande e quello Piccolo. La
salita al Vettore è stata una piccola “faticaccia” ma abbiamo raggiunto la
nostra “cima Coppi” in tempi di salita rispettabili, camminando piano e in modo
costante, scattando foto ai bellissimi fiori, ai paesaggi grandiosi,
condividendo con altre centinaia di appassionati questa montagna. Si..., non ci
aspettavamo tanta gente così ma il piacere di vedere tantissimi giovani salire,
sudare ed aiutarsi nei punti più delicati, ci ha ribadito il concetto che ci
sarà sempre un futuro per la montagna, perché la montagna non divide, ma unisce
le persone. Ci siamo ritrovati tutti al Rifugio di Forca di Presta, dove ci
siamo rifocillati e dove abbiamo confrontato le rispettive esperienze,
consapevoli di avere avuto il massimo dalla natura di questi luoghi. Felici e
distrutti ripartiamo, avendo ognuno nella mente il film personalizzato di questo
bellissimo fine settimana. Un abbraccio a tutti, ci rivediamo a Settembre (P.M.)
7 SETTEMBRE 2014 - MONTECARLO DI LUCCA
L’ estate fresca e umida che ci ha accompagnato fino ad
ora, si è interrotta in questa domenica, regalandoci uno scampolo di caldo afoso
non propriamente gradito. Il parcheggio del cimitero di Montecarlo si è rivelato
utile in previsione del fatto che di lì a poche ore il
borgo avrebbe visto l’arrivo di tantissime persone nell’occasione della
settimana dedicata alla festa del vino. Entrati nel borgo dalla Porta Nuova, ci
si siamo diretti subito al Teatro dell’Accademia dei Rassicurati, dove Luciano
aveva organizzato la visita. Ci è stata raccontata la storia di questo piccolo
teatro, ed abbiamo apprezzato la bellezza architettonica semplice, salendo fino
all’ultimo loggione per poter apprezzarne l’ottima acustica. Lasciato il borgo e
superate le mura del castello (che avremmo visitato più tardi), ci siamo diretti
verso nord est, attraversando l’ondulazione dei colli sempre ben tenuti dove
l’ordine dei filari d’uva e terrazzamenti di ulivo, trovano una logica
inegrazione. Poco a Nord della collina di Montichiari abbiamo apprezzato alcuni
tratti di acciottolato medioevale, ottimamente conservati
e riconducibili al reticolo delle Vie Francigene.
Verso l’ora di pranzo abbiamo raggiunto la famosa “quercia delle Streghe” o,
come altri la chiamano, la “quercia di Pinocchio”, per consumare il pranzo e per
rinfrescarci sotto la grande chioma. Il percorso è proseguito lungo stradelli e
tratti di sentiero tra zone boscate e campi aperti dove il verde intenso dei
filari ci ha accompagnato fino al tratto di salita che ci ha riportato al borgo
di Montecarlo. Ripreso un attimo fiato, ci siamo concessi caffè, coca e gelato,
prima della visita della Rocca del Cerruglio. La Rocca ha meritato tutta la
nostra attenzione in quanto ottimamente conservata e nella quale all’interno è
coltivato un bellissimo giardino all’italiana. La camminata sulla parte alta e
soprattutto sul Mastio, ci ha dato la dimensione, la potenza e la profondità
visiva di questa struttura, considerata all’epoca strategicamente fondamentale
per imperare sulle contese tra lucchesi, fiorentini e pisani. Infatti dalla
parte più alta si domina dal Serravalle Pistoiese a San Miniato, da Vicopisano a
Lucca. Intanto l’afa si stemperava nei tuoni di un vicino temporale che
fortunatamente si è mantenuto tra le Pizzorne e la Svizzera Pesciatina. (P.M.)
FOTO
28 SETTEMBRE 2014 - LE BALZE DI
OSTINA
Anche oggi è stata una bellissima giornata. Giornata
settembrina, con fresco e un pò di “guazza “ nelle prime ore mattutine e con il
sole pomeridiano che ancora si è fatto intendere. Abbiamo posteggiato le auto
davanti la Chiesa di San Matteo, posta sul retro del Castello di Ostina, del
quale oggi rimangono soltanto intuizioni architettoniche e una planimetria
ancora apprezzabile, del “castrum”. Siamo scesi verso Vaggio, percorrendo un
canalone ricchissimo di vegetazione che ricordava quasi un vallone tropicale,
dove felci, vitalbe e muschi ricoprivano tutto. Alcuni alberi caduti e piccole
frane, hanno reso il percorso “diversamente lineare”. Raggiunto Vaggio, abbiamo
risalito il valloncino di Case Borillati, fino alla Foce dei Borrilati, da dove
si accede alla zona delle balze vere e proprie. Raggiunta Casa Lischeto,
cascinale ristrutturato e posto in una cornice di balze molto bella, abbiamo
continuato il percorso in leggera discesa verso Case Nocellino. Raggiunte queste
case, tra l’altro difese da mute di cani maremmani, abbiamo attraversato il
ponticello sul Rio Luco, risalendolo il rio verso nord est. Il sentiero ci ha
portato in un valloncello dove numerose guglie
hanno reso il percorso piacevole, ma dove i segnali sono diventati
intermittenti. Abbiamo trovato
finalmente la foce che ci ha introdotto nel Vallone di Ricchiartoli e, con un pò
di difficoltà, siamo arrivati a Ricchiartoli di Sopra, dove abbiamo trovato un
facile stradello. Alcuni di noi hanno raggiunto un valloncello secondario, per
vedere lo spettacolo che offrivano alcune guglie, sia per la forma che per la
cromia. Un cacciatore ci ha anche indicato un luogo dove poter mangiare data la
presenza di tavoli, ombra e la
contemporanea assenza dei proprietari. In effetti abbiamo mangiato ai bordi di
un green perfettamente curato, su comodi tavoli avvolti dalla copertura di
grandi alberi. Intorno, fioriture tardive e plumbago rendevano l’ambiente
colorato e benefico. Dopo la pausa, abbiamo cercato la famosa “buca di
Gabbriello”, l’abbiamo trovata, ma si è rivelata al di sotto delle aspettative,
quindi abbiamo deciso di affrontare la risalita verso la “sponda” di Merenzi,
proseguendo il percorso. Lungo il tracciato abbiamo trovato fichi, giuggiole,
uva, pere e mele e ne abbiamo approfittato per reintegrare i liquidi e gli
zuccheri dissipati sotto il sole. Superata la piccola chiesa di San Siro ed
altri eleganti vecchie costruzioni, siamo ritornati a Ostina, chiudendo
l’anello.
16 partecipanti, percorsi ca. 10/11 km.(P.M.)
5 OTTOBRE 2014 -
CAMMINANDO NEL CHIANTI 3 LA CORSA "L'EROICA"
E’ stata una bellissima giornata, non solo per il sole e
il cielo limpido, ma per la bellezza emotiva che questa zona del Chianti ci ha
regalato. In queste colline si crea un’alchimia che sfiora la perfezione, una
sintesi tra la natura e la storia, tra l’arte ed il lavoro dell’uomo. Trovarsi
in questa realtà, è un elisir di vita.
A Villa di Radda siamo in 21 e puntualmente iniziamo a percorrere tracce e
stradine bianche con pochi segni, ma con tanta bellezza intorno, con gli antichi
casali, le case torri e le vigne curate. In rapida successione, superiamo la
Grande Villa di Vistarenni, Vistarrennino e i due grandi poderi di Lucarelli e
di Le Piane, splendidamente restaurati. Visitati gli eleganti ruderi di San
Piero in Avenano (l’antica chiesa di Gaiole), “recuperiamo” una ragazza tedesca,
disorientatasi nella macchia e ci riproponiamo di accompagnarla a Gaiole, da
dove proveniva. Incontriamo un tratto difficile, dove la traccia si perdeva in
un ginepraio fatto di pruni, vitalbe e rovi. Con un passo da elefante, sfondiamo
il macchione, guadagnando il sentiero in vista di Spaltenna. La Pieve munita,
cioè fortificata, di Spaltenna, è un’opera d’arte di prim’ordine, elegante, ben
tenuta ed in parte adibita a resort, ed è piacevole visitarne i vestiboli e gli
interni. Con un tratto di salita nel bosco, arriviamo a Vertìne, splendido borgo
murato che conserva ancora l’impianto medioevale quasi integralmente, dove
l’uomo ha conservato e curato in modo intelligente. Tutt’intorno distese di
vigne, ulivi e piccoli borghi. Intanto i primi ciclisti “eroici” preannunciano
l’arrivo a Vertìne, con le bacchette dei freni che stridono facendo "alleghire"
i denti. Iniziamo la strada bianca per San Donato in Perano, nella quale noi
escursionisti ci siamo trasformati in osservatori e tifosi di tanti buffi, ma
dignitosi ciclisti. Atleti con la zuava, altri con bici con le ruote piene,
altri ancora con vestizione e bici anni 50 e 60, si sono sovrapposti al nostro
cammino, rispondendo ad ogni nostro saluto. Molti sono partiti da Gaiole alle
ore 5 e molti arriveranno a Gaiole dopo cena, nessuno avrà vinto, ma tutti
avranno partecipato. Lasciata l’Eroica, ci siamo diretti verso la grande Villa
di Vistarenni, per una visita e, attraversato il vallone omonimo, ci siamo
avvicinati a Villa di Radda per chiudere l’anello. Anche in questa uscita
abbiamo raccolto uva nera e mele di varie razze, contribuendo a rendere questa
bella giornata, ancor più dolce.
(P.M.)
FOTO percorso (con Google Earth)
26 OTTOBRE 2014
- NEL MUGELLO DA CRESPINO DEL LAMONE A RONTA
Finalmente una giornata autunnale, con una leggera
tramontana, un bel cielo e con un’ora di sonno usufruito in più. Siamo in 22 e
facciamo un tranquillo viaggio verso Firenze con treno delle 07.08. Troviamo una
S.Maria Novella stracolma di gente e, con qualche contrattempo, prendiamo il
treno per Faenza, affollatissimo perchè a Marradi si svolge la festa della
castagna. Arriviamo alla stazioncina di Crespino Lamone in perfetto orario e
subito ci incamminiamo verso il borgo in cerca del sentiero e del piccolo guado
sul torrente Lamone. Troviamo il tempo per comprare noci castagne ed altra
“frutta povera” al banchino di un venditore locale. La salita con il sentiero
535 inizia dura e con pochi segnali ed il gruppo si allunga abbastanza. Verso
gli 800 metri di quota, la pendenza si riduce e nel frattempo il bosco è
diventata una splendida faggeta. Sotto la cresta della Giogana, poco superiore
ai 1000 metri, abbiamo fatto un’analisi dei tempi impiegati nella salita e
quelli che ci avrebbero atteso per l’orario del treno
alla stazione di Ronta. Piccolo brivido..., siamo stretti, stretti...,
bisogna decidere in fretta se tornare indietro o proseguire decisi e
consapevoli. Decidiamo di proseguire. Mangiamo frugalmente al riparo dei faggi
per evitare il vento freddo di tramontana. Ripartiamo attraversando i bellissimi
prati sommitali della Giogana e percorriamo il crinale in falsopiano, fatto di
abetaie, dossi, rade betulle e magnifici esemplari di faggio. L’andatura è
spedita e le piccole tensioni dovute alla “sindrome di Cenerentola”, si
allentano. Superato il Poggio delle Travi, raggiungiamo il piccolo nucleo
abbandonato di Riseccoli, dove ci ricompattiamo facendo una minuscola sosta.
Ripartiamo verso la costa della Giuvigiana, fatta di sali scendi continui;
intanto s’intravede la valle di Ronta e sembra ancora lontana. Finalmente
doppiamo il Monte Giuvigiana, iniziando la discesa di 500 metri per Ronta.
Discesa assai impegnativa dove il mix di pietre, rami e terriccio, nascosti da
un letto di foglie di faggio, diventa quasi una trappola per le nostre caviglie.
Sfilacciatissimi, ma sempre in contatto, via radiolina e cellulare, raggiungiamo
una bellissima castagneta, dove alberi secolari di castagno, fungono da
segnavia. Abbiamo ormai la certezza di avercela fatta e molti del gruppo si
mettono a raccogliere castagne e funghi (galletti e dentelle). Arriviamo alla
stazioncina di Ronta con 30 minuti di anticipo rispetto all’orario del treno e
va bene così. Abbiamo raggiunto l’obiettivo e forse anche di più, dato che a
consuntivo (dati del satellitare) abbiamo percorso ca. 16
km e affrontato un dislivello reale di 1.900
metri tra salite e discese. L'ultimo atto è stato l’assalto al treno,
strapieno di persone di ritorno da Marradi, ma siamo sereni e anche un pò
stanchi per cui ci sediamo anche sugli scalini, sugli strapuntini e i più
sfortunati si attaccano ai corrimano.
(P.M.)
9 NOVEMBRE 2014 - TREKKING
SULLE COLLINE DI LARI
Alle 9.00, insolito
appuntamento presso il campo sportivo di Lari, da dove è previsto
l’inizio del tracciato delle colline larigiane. Una nebbia corposa rende tutto
più padano, impedendo la vista sulle colline intorno. Siamo in 45, tra cui
alcuni neofiti. C’è anche il gradito ritorno di Fabrizio, sempre impegnato tra
Appennini e Apuane, il quale
risulterà molto utile in seguito, come “trapper”. Si..., le nostre colline hanno
offerto un tracciato con molti punti da interpretare e da risolvere, dove carte
geografiche e satillitari ci hanno assistito, ma dove il ragionamento ci ha
fatto prendere le decisioni giuste. La salita verso la costa di Pisinacchio, ci
ha subito regalato un cancello lucchettato che sbarrava lo stradello, per cui
siamo stati costretti ad una rapida alternativa che non ha snaturato l’incipit
dell’escursione. Sul crinale collinare, costituito da olivete molto curate, si
assaporava l’imminente squarciarsi della nebbia per un sole sempre più ansioso.
Verso il Podere dei Diavoli, la nebbia ha ceduto lo scenario alla luce del sole
che ha esaltato i profili collinari, offrendoci in tutto lo splendore la vallata
di San Ruffino. Percorsa la bella vallata, siamo giunti a San Ruffino per una
breve visita del borgo. Il percorso è proseguito verso la Vallata delle Noci e
dopo aver superato il Podere della Salita e quello di Bucine Basso, abbiamo
percorso una discreta salita che ci ha portati sul Dosso di Barberuti,
costituito da un pratone sommitale dal quale si gode un magnifico panorama. Qui
abbiamo fatto la pausa pranzo riscaldati dal tepore del sole. Ripreso il
sentiero e superata la costa di Bucino, siamo arrivati a Gramugnana per una
rapida visita. Superata Croce, siamo discesi nella valle di Sessana, autentico
giardino/frutteto, coloratissimo in primavera, che ci ha offerto frutti tardivi,
fango e riflessioni morali su quanta frutta sia possibile e tollerabile
asportare, la dove se ne presenti la possibilità. Ad Usigliano, il locale
circolino è stato letteralmente preso d’assalto (caffè, gelato, thè, ecc) sotto
lo sguardo curioso dei pochi avventori locali. Fatta la foto di gruppo sulla
scalinata della chiesa, abbiamo ripreso l’ultimo segmento del percorso, consci
delle potenziali difficoltà che si prospettavano dall’analisi carto-fotografica
fatta a tavolino. In effetti abbiamo avuto qualche problema perchè il nostro
stradello si perdeva su di un ripido salto pieno di rovi e di stipa, per cui
abbiamo individuato un’alternativa che, con un pizzico di fortuna, ci ha fatto
percorrere una bellissima chiudenda, portandoci sullo stradello della Valle,
sottostante Lari. Risalito un vecchio e intricato sentiero, siamo sbucati nel
borgo, vicini alla Misericordia. Alcuni si sono concessi un gelato e la visita
del Castello, altri sono ridiscesi verso il campo sportivo per il rientro a
casa. L’ultimo tratto, quello che va dal Podere La Villa al campo sportivo,
inizialmente infrascatissimo, è diventato molto interessante nella seconda parte
per la presenza di un leccio ultrasecolare, veramente notevole e degno di nota.
Tutto è andato bene, gli ultimi sono arrivati alle auto con le prime ombre della
sera, ma poco importa..., in 10/15 minuti....., doccia, tuta e pantofole.
Percorsi ca. 17 km. (P.M.)
FOTO
percorso
video del trekking (di Sergio Colombini):
https://www.youtube.com/watch?v=gUmKC6iDSs4
16 NOVEMBRE 2014
- TREKKING URBANO DI FERRARA
Incredibile, ma vero! Giove Pluvio ci ha regalato una meravigliosa giornata autunnale, proprio in mezzo ad un sabato di maltempo e a un lunedì ancora peggiore... In effetti alcuni erano un po' preoccupati e timorosi, ma alla fine ce l'abbiamo fatta alla grande. Siamo in 43 sul pullman(alcune defezioni dell'ultim'ora). Paolo Morelli, ahimè, purtroppo assente giustificato per incidente domestico(non grave per fortuna). La visita della città in maniera approfondita richiederebbe molto più tempo e noi cerchiamo di cogliere i punti più salienti nelle poche ore a nostra disposizione. Il percorso inizia quindi da Porta Po; percorriamo una parte delle mura, frequentate da tanti ferraresi che approfittano della bella giornata per fare un po' di podismo, e arriviamo al cimitero ebraico. Breve visita con tanto di "kippah" che gli uomini devono mettere in testa per adeguarsi alla fede ebraica. Tocchiamo poi la Piazza Ariostea e arriviamo al Palazzo dei Diamanti, così denominato per le 8500 bugne a forma di diamante. Siamo nella parte della città chiamata "addizionale erculea". Arriviamo quindi nella parte più antica della città, delimitata dal Corso Giovecca. Il Teatro Comunale, bellissimo, e il Palazzo Estense ci impongono una sosta un po' più prolungata, anche perché è ormai l'ora del pranzo, consumato da alcuni nei pressi del Castello e da altri nelle varie osterie o bar della zona. Immancabile visita dell'interno del castello, dimora dei signori d'Este, con visione delle prigioni e degli appartamenti ducali. Girovaghiamo un po' nei dintorni della Cattedrale, del Palazzo Municipale e della adiacente Piazza Trento e Trieste, oggi occupata dalla manifestazione Dolceferrara, con abbondanza di dolciumi e leccornie varie. Veloce visita all'enoteca Al Brindisi, antichissima (1485). Poi un breve passaggio nel Ghetto ebraico e percorriamo successivamente la Via delle Volte, uno dei simboli di Ferrara, una lunga e stretta via con molti passaggi sopraelevati detti "volte", che univano le case dei mercanti. Abbiamo scoperto una città molto interessante, tranquilla e vivibile, che spesso purtroppo rimane tagliata fuori dalle percorrenze a causa dell'autostrada. Infine una rapida occhiata alla "piena" del Po che in questo periodo fa veramente paura agli abitanti della zona. Percorsi circa 8 km.
FOTO
percorso
video di Sergio Colombini:
https://www.youtube.com/watch?v=2tO_srV-pJ0
30 NOVEMBRE 2014
- SAN MINIATO E DINTORNI
Dopo aver annullato il trekking previsto per il 23 novembre a causa delle pessime condizioni del tempo, abbiamo ripiegato su questa facile escursione in un territorio a noi vicino ma per molti abbastanza sconosciuto:San Miniato. Ancora una volta il meteo ci ha voluto bene regalandoci una giornata senza pioggia, seppur priva di sole. Con la collaborazione dell'amico Giovanni Corrieri, grande conoscitore del luogo e della sua storia, abbiamo "esplorato" alcuni luoghi del paese molto interessanti. Partendo dall'Accademia degli Euteleti, dove è custodita la maschera funeraria di Napoleone Bonaparte. Egli infatti venne a S.Miniato per avere l'attestato di nobiltà; un lontano ramo dei Bonaparte di Ajaccio aveva infatti origini sanminiatesi. Poi un piacevole intervallo ci ha permesso di gustare alcuni dolci offerti da una gentile signora affittacamere. Successivamente abbiamo visitato il Palazzo Comunale e infine il Palazzo Grifoni dove era ospitata una mostra dell'artista sanminiatese Dilvo Lotti. Il pomeriggio è trascorso (abbastanza velocemente causa il tramonto precoce) effettuando un giro sulle colline a sud del paese, transitando per San Quintino e Calenzano. Percorsi circa 10,5 km con 20 partecipanti.
14 DICEMBRE 2014 - SULLE
COLLINE DI SAN CASCIANO VAL DI PESA
Ci ritroviamo a Calzaiolo, tra Bargino e San Casciano Val
di Pesa, dove ci attende Michela “titolare
in pectore” di questo anello chiantigiano. Siamo in 12 + 3 automuniti al
seguito (Nicoletta, Sandra, Maurizio), qualche goccia di pioggia ci stuzzica il
morale. Iniziamo la risalita della Valle del torrente Terzona fiduciosi che la
pioggia non ci toccherà. Un guado con cascatella anima il regolare procedere che
si sviluppa in un ambiente molto curato, dove vigne e vecchi casolari si
alternano dolcemente. Una salita, a tratti molto ripida, ci porta sul cavallo di
una panoramica cresta collinare, accolti da un sole pieno e da una bella
struttura agrituristica. Qui visitiamo un piccolo spaccio dove viene esposto
dell’ottimo del miele e dove la proprietaria ci illustra e ci informa sul
prodotto. Ripartiamo seguendo una strada bianca che si sviluppa in falsopiano e
che supera la grande Villa Vallacchio. Arriviamo nei pressi del complesso della
Pieve di Santo Stefano a Campoli, dove incontriamo i +3 per una breve sosta e
per accordarci sul prossimo contatto, che avverrà a Montefiridolfi. Nella
discesa verso la Terzona ci
imbattiamo in un gruppo di finti soldati che praticano il “softair” e, mentre ci
salutiamo a distanza, abbiamo l’occasione per “beccare” un cecchino nascosto in
una casa diroccata, posta alle nostre spalle. Risaliti verso Montefiridolfi
entriamo nel piccolo borgo ed occupiamo le panchine della piazzetta principale
per fare la pausa pranzo. Fatto il rifornimento, raggiungiamo un circolino, dove
ci concediamo caffè, corretti a sambuca, ponce e china calda. Il percorso di
crinale verso il castello di Bibbione è molto piacevole e confortato da ottimi
scorci, piccole chiese e vecchi cascinali. Molto interessante la visita della
villa La Loggia dove, oltre al raffinato arredo dei vecchi cascinali che formano
il piccolo borgo attiguo alla villa, troviamo numerose e stravaganti creazioni
artistiche che impreziosiscono i viali ed i giardini. Dopo la visita alla Tomba
dell’Arciere, di epoca etrusca, raggiungiamo il castello di Bibbione. Posto sul
culmine di una collina; il castello domina la Val di Pesa
con la sua piazzaforte rivolta a ovest. Tutt’intorno, vecchie ed eleganti
case in pietra, colorate composizioni floristiche, e grandi basolati. Discesa
verso Calzaiolo, rapida e ripida dove si conclude l’escursione con il
ricongiungimento con i +3.
Percorsi 19 km. (P.M.)
28 DICEMBRE 2014
- ANELLO DI GHIZZANO / CEDRI (fuori programma)
Occorre spendere due parole su questo trekking fuori programma. Per smaltire le abbuffate natalizie avevamo pensato di fare quattro passi alle Cascate della Nera. Per tutta la settimana precedente c'è stata grande incertezza sulle condizioni meteo. Dapprima sembrava che il sabato fosse migliore, poi la domenica è stata confermata come il giorno post pioggia e con cieli sereni. Purtroppo sabato pomeriggio si è scatenato un violento nubifragio che ha fatto venire dei dubbi agli organizzatori sulla opportunità di andare in quel luogo. Il mattino della domenica si è presentato con cielo quasi sereno ma con il terreno ancora inzuppo di pioggia. In attesa della benefica "tramontana" abbiamo pensato di cambiare itinerario all'ultimo minuto. Giro frenetico di telefonate, ripescaggio di alcuni amici che erano già a La Sterza e infine ritrovo di tutti (22) alla rotatoria di Peccioli, destinazione le colline di Ghizzano e Cedri. Queste colline offrono numerose opportunità di trekking e inoltre erano almeno più "asciutte". Quindi piacevole camminata di circa 16 km con partenza da Ghizzano e passaggio da Cedri. Qui, tra l'altro, abbiamo incontrato un personaggio, tal Pino Masi sulla cui tragicomica storia è stato anche girato un film "I primi della lista". Durante il frugale pranzo è finalmente arrivata la tramontana che ci ha costretto a levare le tende velocemente per far ritorno a Ghizzano. Le Cascate della Nera forse le faremo domenica prossima se il tempo tiene...